Famiglia

Temporale

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Maestra, sai che ieri pomeriggio con mio nonno…

Prima che smettessi di andare a scuola (ahimè!),come sapete, amavo chiacchierare durante l’intervallo o la mensa con i miei alunni. Avevo un alunno F, che passava tutti i pomeriggi con il suo “nonno pazzo” come lo definiva lui.

Ci descriveva pomeriggi al parco a costruire spaventapasseri coi legnetti, a provare a giocare a tennis con il battipanni della nonna (giuro, non me lo sono inventata!), a rincorrere lucertole e a salire sugli alberi (forse questa è l’attività più “normale”, considerando che abbiamo il mitico Parco Nord molto vicino a scuola).

I nonni sono sempre più spesso una risorsa infinita per le famiglie (ma anche per i nipoti!) e la cosa è diventata più che mai evidente in questo periodo di pandemia.

Nel libro “Un temporale” di @edizioniclichy ho potuto rivedere i racconti dei miei alunni, con delle illustrazioni che ricordano molto quelle del mio amato @quentinblake.

Un nonno, durante un pomeriggio ventoso, asseconda l’iniziativa del nipotino e decide di prendere dalla cantina il loro aquilone. Ma, proprio mentre cercano il gioco, spuntano dal sottoscala un’altra miriade di giochi e insieme, nonno e bambino, si lasciano trascinare in mille avventure.

Quando io ero piccola, purtroppo, i miei nonni lavoravano ancora, quindi, a parte in alcuni periodi estivi, non me li sono mai potuta godere appieno. Però ho avuto la fortuna di avere una mamma e un papà molto presenti. Io nel nonno del libro ho rivisto soprattutto il mio papà, in quei pomeriggi passati a inventare e fare tutti i giochi (soprattutto sportivi, ovviamente!) possibili e immaginabili.

Temporale
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Quindi, genitori o nonni, appena avete un minuto, provate a giocare con i vostri bambini!
Ma non perché “dovete farlo”… Provate a giocare per il piacere di giocare, lasciatevi andare (e lasciate andare i mille pensieri e preoccupazioni che affollano sempre la testa di noi adulti), divertitevi!

Lascerete nei vostri bambini una profonda gratitudine per quei momenti insieme. E, forse, il desiderio di poter donare lo stesso ai loro futuri figli.

E voi, che ricordi avete dei “grandi” che giocavano con voi?


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