Oggi vi parlo di un mondo un po’ proibito e sicuramente insolito per chi si occupa di infanzia.
Avete mai provato a odiare davvero qualcuno?
Se cercate di immedesimarvi in un bambino — o meglio ancora in un’adolescente — scommetto che quel sentimento riaffiorerà con facilità.
È proprio questo che l’autrice prova a raccontare attraverso immagini evocative e pochissime parole — una scelta che spesso rivela il desiderio di lasciare spazio al potere visivo e che, a mio parere, è un buon indicatore della qualità dell’albo.
La regina Torrescura aveva come acerrima nemica la regina Torrechiara.
Torrechiara era convinta che il suo regno fosse superiore a quello di Torrescura. Torrescura pensava esattamente lo stesso, ma all’opposto. I rapporti peggiorano quando entrambe iniziano a esprimere apertamente l’odio che provano l’una per l’altra.
E così si dichiarano guerra.
Non è un caso che Marianna scelga due donne per rappresentare le antagoniste: le donne, quando si fanno guerra, possono essere ancora più terribili degli uomini (e se siete mai entrati in certe interclassi di maestre in conflitto… sapete di cosa parlo).
La rabbia, proprio come la candela/torre in cui vivono le due regine (una metafora geniale), brucia e finisce per consumarle.
In modo molto realistico, l’autrice sceglie di non concludere con il classico “lieto fine”.
La fine della guerra non è subito pace: è tregua.
E la tregua — come ci ricordano tristemente anche i fatti di cronaca — è solo un inizio. È il momento in cui si riaccende la speranza.
Un albo meraviglioso ed evocativo.
Stra-consigliato anche per aprire discussioni e riflessioni con i nostri bambini, senza scivolare nella solita retorica buonista che spesso appesantisce i libri su questi temi.



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