“Bambini, non ci possiamo abbracciare…”
L’altro giorno mentre guardavo i bambini e gli ripetevo queste parole, mi sono raggelata.
D’istinto infatti questi meravigliosi primini, quando mi vedono e appena possono (anche mentre stiamo aspettando in fila l’entrata in bagno), desiderano abbracciarmi.
E io desidero ricambiare, perché so che tutto quello che ci diremo, tutte le scoperte che faremo, tutte le conoscenze che acquisiremo avverranno (almeno inizialmente) se, e solo se, ci sarà tra noi una relazione di bene.
L’incipit del libro “Una cioccolata per Orso” mi ha fatto letteralmente sobbalzare e mi ha riportato proprio al fatto che vi ho appena raccontato:
“C’era una volta un orso a cui piaceva abbracciare tutto. Dico sul serio, l’orso a cui piaceva abbracciare tutti, abbracciava davvero tutto e tutti.”


Chi passa del tempo con i bambini lo sà, perchè loro ne sono la manifestazione vivente: l’uomo, per sua natura, desidera abbracciare quello che lo circonda, quello che riconosce buono per lui.
Orso abbraccia il divano, gli alberi e tutti gli amici che incontra. Orso abbraccia tutto e tutti.
Con la scusa di andare a prendere la polvere della cioccolata, che tanto ama, orso incontra un volpe disperata perché definita “furbacchiona”, un maiale brontolone, dei coniglietti dispettosi… e sottopone tutti alla “terapia dell’abbraccio”.
Una terapia tanto semplice quanto efficace perché capace, più di mille parole, di comunicare un volersi bene, così come si è, coi propri difetti e limiti. Non importa quanti e quali siano, abbracciando TE, abbraccio anche loro e li cospargo del bene che provo per te. Per questo Orso assomiglia tanto ai bambini, che hanno questa gratitudine profonda nel cuore: basta che tu ci sia e loro ti ri-amano di un amore infinito.
Con un lieto fine, poi, scopriamo che il bene gratuito, quello dato senza secondi fini, pura manifestazione di amore, torna spesso indietro, in maniere a volte sorprendenti e inaspettate.
In un periodo così particolare in cui paradossalmente “non ci si può abbracciare”, capisco, da maestra, la grave mancanza che questo può generare nei nostri bambini. Penso che, nei limiti della sicurezza e con forme magari nuove e creative, stia a noi aiutare questi piccoli, in modo da non fargli mancare del tutto questo “abbraccio vitale”.
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