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Achille il puntino

Achille il puntino

…Maestra, eccomi! Questo sono io!

Solitamente, vi confesso, ogni volta che faccio una richiesta del genere in prima mi tremano un po’ i polsi. Gli autoritratti, infatti, sono sempre molto diversi da bambino a bambino e non tutti riescono così bene.

La cosa interessante, però, di questo esercizio è la consapevolezza e la “percezione del sè” (come direbbero i pedagogisti) che traspare, attraverso il disegno. Detto in parole povere, la coscienza che in quel momento quel puledrino ha di come è fatto, sia nell’interezza del suo corpo che nella specificità delle singole parti di cui è composto.

Se provate a farlo, vedrete bambini che si disegnano ancora, come dicono loro, con “dei tondi” (o, come dico io, dei soli), da cui fuoriescono 4 raggi (che nella loro immaginazione dovrebbero essere braccia e gambe) dotati di un numero casuale di dita. Questi bambini percepiscono il proprio corpo costituito principalmente da ciò che li differenza dagli altri, cioè dal viso.
Altri bambini, invece, disegnano il proprio volto con precisione ma il corpo è una specie di rettangolo da cui fuoriescono due “stuzzicadenti”.

Diventa, quindi, interessante all’inizio della scuola primaria innanzitutto rendere i bambini consapevoli di come sono fatti. Toccare gli occhi, le sopracciglia, le braccia, gli avambracci, le falangi e le falangette… insomma, avete capito. Riconoscere e saper nominare le diverse parti del corpo li rende consapevoli e, di conseguenza, più dettagliati anche nel disegno. Oltre al fatto che se io conosco tutte “le parti” della mia macchina, la so usare meglio e la guido al massimo delle sue potenzialità.

Non è un caso se uno degli obiettivi di scienze per le classi prime è proprio quello di conoscere e denominare le diverse parti del corpo.
Io, per affrontare questo argomento coi miei alunni, utilizzo sempre la storia di “Achille il puntino”.

"All'inizio, nel mezzo di un foglio bianco senza disegni né tracce c'era un puntino."

La storia di Achille è bellissima e super interessante perché mettere il relazione la scoperta delle proprie parti del corpo in relazione all’uso per le quali sono necessarie: scopre che per sentire il profumo dei fiori ha bisogno del naso, per apprezzare il magnifico cielo stellato ha bisogno degli occhi, e così via. Così, da semplice puntino che era, man mano che cresce si aggiungono occhi, orecchie, bocca perché lui possa apprezzare sempre di più questo fantastico mondo spinto da un desiderio di scoperta.

“Era curioso, voleva andare in giro.
Qualcosa gli diceva che il mondo era più
di quel foglio bianco in cui era

Consiglio questo libro dai 4/7 anni a tutte quelle maestre o mamme che vogliono aiutare i loro bambini a scoprire come siamo fatti, che ogni “pezzettino” di noi serve per scoprire questo meraviglioso mondo che ci circonda.
Edito per la seconda volta dalla casa editrice spagnolo @Kalandraka e finalmente appena uscito in ristampa in Italia, questo libro è davvero utile per aiutare i bambini a percorrere la strada della consapevolezza di sè.

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